[:it]Gruppo Montenegro: lockdown, progetti, solidarietà. Ce ne parla il Marketing Manager Alessandro Soleschi[:]

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di CORRADO LARONGA

Alessandro Soleschi, Marketing Manager della Divisione Spirits di Gruppo Montenegro, racconta come l’azienda ha reagito alla crisi Coronavirus e come intende supportare i propri clienti nella riapertura

 

Alessandro, di cosa vi siete occupati in questo periodo di lockdown?

Sicuramente abbiamo esplorato tutte le possibilità del web, ampliando l’area e-commerce e sfruttando le e-masterclass per cercare di restare vicino per quanto possibile ai bartender, ai nostri brand ambassador e, ovviamente, a tutti i nostri clienti. Abbiamo organizzato diversi appuntamenti rivolti ai professionisti del settore e tenuti dal nostro master herbalist, mentre il nostro global brand ambassador ha intervistato in diretta social diversi opinion leader e bartender. Ogni venerdì sul canale Instagram di Amaro Montenegro esce un contenuto nuovo. I riscontri sono stati molto positivi, superiori alle nostre aspettative.

Le iniziative solidali sono state particolarmente numerose in questo periodo. Voi ne avete organizzata qualcuna?

  1. Certamente. Abbiamo fatto un’importante donazione all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e poi alla Protezione Civile Emilia Romagna. Abbiamo inoltre aderito al progetto Solidalitaly, un’iniziativa di Italia del Gusto grazie alla quale abbiamo potuto fornire una serie di prodotti destinati ai cittadini in difficoltà. Sempre in favore delle famiglie meno abbienti abbiamo supportato il comune di Zola Predosa nell’acquisto di buoni spesa e infine, come Montenegro Americas, abbiamo lanciato negli Stati Uniti la campagna social #MonteForGood che aveva l’obiettivo di raccogliere fondi per supportare i bartender americani, tra i più colpiti dalla crisi.

E cosa ci dici della campagna Amaro Montenegro Human Spirits Network?

È stata una campagna di CSR con lo scopo di creare una grande rete internet a disposizione di tutti. Per farlo abbiamo collaborato con Salvatore Aranzulla, che in veste di tutor ha spiegato a tutti gli italiani come configurare la propria rete wi-fi per renderla aperta, mentre Frank Matano ha veicolato il messaggio con la sua consueta vena ludica e coinvolgente. I risultati sono stati molto positivi anche per questa attività!

Con lo scoppio della crisi cosa è successo internamente all’azienda?

C’è stata subito una forte attenzione alla salvaguardia della salute delle persone facendo rispettare in tutte le nostre sedi e stabilimenti produttivi le norme igienico sanitarie promosse dal governo. Siamo riusciti a mantenere operative tutte le nostre sedi, facendo lavorare in smart working tutti coloro che potevano e mettendo in sicurezza gli ambienti per chi invece ha continuato a lavorare in azienda. Tutti i dipendenti hanno beneficiato dell’intero stipendio e ai produttivi è stato riconosciuto anche un extra per il lavoro svolto, era un gesto dovuto.

Secondo te cosa cambierà a livello commerciale dopo questa crisi?

Credo meno di quello che ci si aspetti. Le persone avranno sempre il desiderio di divertirsi e svagarsi. Certamente vedo una maggiore attenzione alle norme igienico-sanitarie e il consolidarsi di diversi trend già visti in periodo pre-Covid come la differenziazione tra l’offerta dei cocktail bar e dei ristoranti, per esempio, per cercare di essere sempre più unici e originali. La riduzione degli spazi a disposizione dei clienti porterà anche a una maggiore rilevanza del servizio al tavolo, del rapporto con il bartender e, credo, a una semplificazione delle bottigliere, con meno prodotti al fine di permettere una scelta mirata e più veloce. E penso anche ad una maggiore diffusione dei low e no alcol.

Cosa ne pensi del delivery dei cocktail?

Beh è un fenomeno in crescita sia sulle grandi piattaforme che nei cocktail bar. Le persone hanno dimostrato di voler bere bene anche in quarantena, e per farlo si sono spesso rivolte al loro bar di fiducia. Sicuramente non credo che il delivery potrà sostituire il piacere di un cocktail seduti comodamente al tavolo di un bar, del resto noi siamo italiani e abbiamo voglia di socialità, però potrà essere una nuova nicchia di mercato interessante.

Come intendete supportare i vostri clienti in questo periodo di riapertura?

Abbiamo attivato delle promozioni, lavorato sul credito e ridotto il minimo d’ordine per venire incontro ai nostri clienti colpiti duramente da questa crisi.

Secondo te il bartender sarà una delle figure chiave della ripresa?

Sì perché credo che questa figura rassicurante sia mancata molto alla gente. È mancata la componente umana, la chiacchiera, il legame creato con il proprio bartender di fiducia che sa perfettamente cosa vuoi bere dopo una lunga giornata ed è lì anche per ascoltarti dall’altra parte del bancone. Credo che il legame tra clienti e barmen si rafforzerà ulteriormente, e questo sarà una delle cose belle ereditate da un periodo da dimenticare.

 

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