[:it]Paola Mencarelli si racconta su MT Magazine[:]

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di ROSALBA GRAGLIA

Una senese che vive a Firenze. Mix abbastanza esplosivo, se si guarda alla storia, in cui le due città sono spesso state in conflitto. E invece Paola Mencarelli è un mix perfettamente riuscito (che già ci fosse in nuce una passione ancora inespressa per la mixology?). E ci tiene a sottolineare la sua città di nascita, che le ha dato grinta e determinazione da vendere, e quella di adozione, dove si è trasferita per l’università (laurea in lettere, da lì arriva lo spirito umanistico che la porta ad amare la storia, la cultura) e dove ha scelto di rimanere, affascinata dal prestigio internazionale di una delle grandi destinazioni culturali italiane. E a Firenze ha iniziato la sua carriera di giornalista e organizzatrice di eventi nel mondo del food & beverage ed è stata folgorata sulla via della mixology. Risultato: ha creato la prima e più importante cocktail week d’Italia, la Florence Cocktail Week, che oggi organizza con Lorenzo Nigro

 

Com’è nata l’idea di una settimana dedicata alla mixology?

Dalla passione personale, certo. Mi sono ispirata a format internazionali, ma ho voluto farne una “versione fiorentina”, che ha ricevuto anche il patrocinio del comune. A Firenze ci sono grandi potenzialità, un’alta qualità della miscelazione e volevo valorizzare questo patrimonio, soprattutto i bar di hotel, un po’ dimenticati e simbolo di quell’accoglienza internazionale che ha fatto la fama della città. E puntare l’attenzione soprattutto alla miscelazione italiana, valorizzando i prodotti made in Italy, ma senza dimenticare l’apertura alla miscelazione internazionale, con la partecipazione di grandi bartender da tutto il mondo.

 

Firenze in questo senso è una destinazione importante…

Certo, proprio a Firenze è nato uno dei più famosi cocktail del mondo, il Negroni, che compirà proprio l’anno prossimo cento anni, visto che a crearlo, su richiesta del conte Camillo Negroni, fu nel 1919, il barman dell’allora Caffè Casoni di via de’ Tornabuoni, Fosco Scarselli. Un cocktail di cui tutta l’Italia deve andare fiera, e che l’anno prossimo sarà una star internazionale

 

Occuparsi di cocktail, di mixology quindi è anche un modo per ripercorrere la storia, per fare cultura…

Certamente, la mixology non è solo il piacere di bere bene, e questo vale un po’ per tutta Italia e in particolare direi per Firenze.  La storia fiorentina del bere miscelato è intessuta con l’arte, la cultura. Ha mosso i primi passi proprio qui a Firenze, nel locale del padre, il guru del Martini, Mauro Lotti, 60 anni di esperienza negli hotel più famosi del mondo. Il futurismo aveva il suo quartier generale nello storico caffè delle Giubbe Rosse, scrittori, pensatori venivano tutti a Firenze…Non a caso quest’anno all’Hotel Lucchesi sul lungarno della Zecca è stato creato il cocktail “L’amante di lady Chatterley”: il romanzo di Lawrence è stato pubblicato proprio a Firenze nel 1928, 90 anni fa..Sono tanti i legami  che possono unire miscelazione di qualità e cultura. E’ indispensabile a mio avviso cercare le interconnessioni fra il mondo del bere e altri mondi, la cultura, la letteratura, la religiosità..Bere (bene) è un gesto dalle molte valenze.

 

Da noi in Italia è meno diffusa che all’estero la tradizione del bar di hotel..cosa ne pensi?

Penso sia necessario valorizzare e sdoganare in particolare proprio i bar di hotel, indirizzi di grande prestigio che fanno parte del patrimonio del nostro paese – e nella mia Firenze sono molti e importanti – e aprirli sempre di più alla clientela esterna, come accade appunto all’estero. È un patrimonio che insieme ai caffè storici dobbiamo assolutamente tutelare, siamo famosi nel mondo per questo. E torniamo così sul concetto della valenza culturale del bere bene.

 

Come vedi la mixology del futuro?

La nuova frontiera è certamente la miscelazione no alcol, ma di qualità, non un banale cocktail alla frutta; il settore è in evoluzione continua, con succhi home made, estratti naturali, sperimentazioni davvero intriganti. Un’ottica in cui inserire il discorso del bere responsabile, per fare dell’aperitivo un vero momento di condivisione per tutti, anche astemi e ragazzi. Mi sembra una bella idea quella di poter condividere il momento di un drink con tutta la famiglia. E poi credo sia importante formare, valorizzare e incoraggiare i più giovani, i barman del futuro, in collaborazione con istituti Alberghieri e scuole di Formazione Professionale.

 

Tu sei una donna che ha scelto di occuparsi di mixology Ma donne& mixology è un abbinamento che funziona?

In quando a capacità, a sensibilità, le barlady non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi maschi. Il problema è che l’organizzazione del lavoro del cocktail bar, impegnativo, si declina soprattutto di sera e di notte ed è meno facilmente gestibile da una donna. Attualmente così la professione è ancora prevalentemente maschile. Ma è solo questione di tempo e di evoluzione nella gestione del cocktail bar

 

E le barlady che trovate in questa nuova edizione di MTMagazine ne sono una prima importante conferma.

 

 

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